Recensioni

Lucio Castagneri ha un conto aperto con le memorie esistenziali e culturali. La presenza del passato è ben viva e attiva nel suo lavoro, ma non ha nostalgie per l’antica bellezza chiusa nei musei a far da serbatoio di forme e colori. E’ un lirico primordiale e autentico, innamorato della vita quotidiana, di quelle cose banali e ordinarie delle quali scriveva Giorgio De Chirico per una mostra di Giorgio Morandi negli anni venti. E come allora Morandi, sa stupirsi per queste cose ordinarie e scoprirle fondanti il senso della vita, tali da costruirci pittoricamente con estrema naturalezza una mitografia.

                                                                                                     (DARIO MICACCHI)

 

La medietà puntigliosa di Lucio Castagneri ha, per chi sappia leggere bene nelle cose dell’arte, ascendenze classiche; anche se travestita, a volte, fino ai limiti del grottesco, anche se i toccanti problemi del vivere che l’artista ci propone sembrano uscire, qua e là,  dal teatrino di un sapiente burattinaio. E si tratta, in effetti, di una classicità niente affatto aulica,  non logorata nella usura  dei moduli accademizzanti,  impostata sulla freschezza sottilmente aggressiva di un anticonformismo gestuale e dinamico.

                                                                                                     (RENATO CIVELLO)

 

Se, come avverte Roland Barthes, caratteristica del mito è “trasformare un senso in forma”, direi che Lucio Castagneri può essere considerato essenzialmente un creatore di miti. Dalle molteplici offerte dell’ esistenziale egli tende, appunto, a carpire “un senso” – il significato riposto, l’eco di una verità criptica – e a quel senso, assegnare una divisa formale in grado di trasferirlo in una dimensione senza tempo.  In questa operazione, ovviamente, è implicita la volontà di dissolvere le ombre  della contingenza,  di abolire le contraddizioni,  di ricomporre i dissidi – le caratteristiche cioè del transeunte –  per instaurare  quella unità che presuppone l’ordine indefettibile, la sovrana armonia.

                                                                                                        (CARLO MUNARI)